Prendiamo questo articolo che abbiamo trovato sull’interessante blog dell’Avvocato Davide Cornalba e ne consigliamo la lettura, riguardo il diritto di visita delle coppie separate.
Quando sentiamo parlare di diritto di visita? Questi due termini si riferiscono al diritto di uno dei genitori di vedere i propri figli dopo la separazione.
Nella fattispecie il diritto di visita si traduce come nella possibilità del genitore non collocatario di stare con il proprio figlio che vive a casa dell’ex coniuge, in regime di affidamento condiviso, stabilito in tribunale attraverso la separazione o il divorzio.
Cosa succede se viene violato il diritto di visita?
Come più volte fatto presente dall’Avvocato Davide Cornalba sul suo blog, si tratta di un diritto ma anche di un dovere che se viene violato porta delle conseguenze sia civili che penali. Alla fine di un matrimonio uno degli aspetti più delicati è la questione dei figli che oltre a soffrire per la fine del nucleo familiare rischiano di avere ripercussioni negative date dalla nuova gestione familiare.
È una questione delicata, perché nel caso in cui questo obbligo venga violato si tratta di un reato, cioè la violazione degli obblighi di assistenza familiare.
Come stabilisce l’articolo 570 del Codice Penale: “Chiunque, abbandonando il domicilio domestico, o comunque serbando una condotta contraria all’ordine o alla morale delle famiglie, si sottrae agli obblighi di assistenza inerenti alla potestà dei genitori, alla tutela legale, o alla qualità di coniuge, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa”.
Dall’altra parte la parte lesa, come ha dichiarato la Cassazione nell’ordinanza 216888/2017: “Il padre a cui viene negato il diritto di visita del figlio NON può, dall’altra parte, sospendere il versamento del mantenimento del figlio stesso, non essendoci alcun rapporto tra le due situazioni.”.
In pratica ci troviamo di fronte ad un diritto che deve spettare al padre o la madre non con locatario e che allo stesso tempo è un dovere che non deve venir meno da parte del genitore che non vive con il proprio o con i propri figli.
Madre trascura alimentazione e scuola figlia, affidata al papà
Nella maggior parte dei casi in seguito alla separazione e al divorzio di una coppia con i figli generalmente quest’ultimi vengono affidati alla madre con la possibilità di una gestione condivisa.
Vi sono alcuni casi però in cui il padre riesce ad ottenere l’affidamento esclusivo del figlio. Sono casi particolari e piuttosto rari ma di cui forse sentiremo parlare più spesso. Vediamone uno.
Il Tribunale civile di Bari ha stabilito in una causa di divorzio che l’affidamento fosse dato al padre e non alla madre. Il giudice ha così disposto, decretando “l’affidamento super esclusivo” di una bimba di quasi 9 anni. La figlia verrà affidata alle cure del padre ed è stata sottratta alle veci della madre “con declaratoria di decadenza della responsabilità genitoriale” oltre che alla sospensione temporanea dei rapporti madre/figlia. Questo almeno “fino al pieno recupero da parte della donna delle proprie capacità genitoriali attraverso un percorso di sostegno psicologico”.
La sentenza è arrivata dopo una lunga causa di divorzio che è durata più di 3 anni. Tutto era partito dal ricorso dell’uomo che aveva dichiarato di non poter vedere la figlia se non “per pochissimi minuti e solo grazie agli insegnanti della piccola prima dell’uscita da scuola”, questo a causa del “perdurante, palese ostruzionismo” della ex coniuge.
La donna ha trascurato la salute della figlia, in particolar modo non curandone l’alimentazione, sottoponendola a un regime alimentare inadeguato che l’ha portata all’obesità, “esponendola a gravi rischi per la sua salute” . La donna aveva trascurato anche altri aspetti della vita della bambina come la sua educazione scolastica.
I giudici avendo potuto appurare la “assoluta inidoneità della madre a rendersi affidataria in condiviso della minore” hanno concesso l’affidamento esclusivo al padre e almeno per il momento la madre non potrà esercitare la sua potestà.
Il Tribunale ordinario di Bari ha anche confermato la cessazione degli effetti civili del matrimonio.
Ragazza madre e minore non riconosciuto dal padre: quali sono i diritti?
Il diritto, come is fa notare a più riprese l’Avvocato Davide Cornalba, esperto in separazioni e divorzi, è pieno di casi difficili, come quelli di una ragazza madre che ha un figlio non riconosciuto dal proprio padre. In questa guida verrà spiegato cosa fare se il padre non vuole assolutamente provvedere al mantenimento del figlio
Cosa succede se il suddetto padre non vuole provvedere al mantenimento del proprio figlio avuto da una relazione non coniugale? La ragazza madre, o la donna che si trova in una situazione analoga, può certamente agire nei confronti dell’ex partner. Ci sono due modalità: la classica denuncia alle forze dell’ordine e poi un ricorso al giudice civile affinché quantifichi l’importo che l’uomo deve versare in favore del figlio. Se anche all’esito della condanna il padre non si voglia far carico del mantenimento contro di lui si potrà agire tramite pignoramento. Nella fattispecie per quello che riguarda i rapporti tra genitore e figlio minore riconosciuto, l’articolo 315 bis c.c. riconosce espressamente alla progenie il diritto all’assistenza morale da parte dei genitori e impone loro oltre al dovere di mantenimento, quello relativo all’istruzione e all’educazione, oltre quello di assistenza morale, da calibrare nel rispetto delle capacità del figlio, oltreché delle sue inclinazioni personali. Si tratta di un onere genitoriale che serve per la tutela dello sviluppo del benessere del minore oltre che al suo sviluppo comportamentale e psicologico. Siccome stiamo parlando di un diritto che tutela un minore, ove l’incontro con il genitore sia assente dalla nascita sia di utilità per lo stesso, il giudice potrà imporre che la riconosciuto il dovere di visita. Questi sono i diritti che spettano a una ragazza madre e a un minore non riconosciuto. Per il benessere di tutti i soggetti coinvolti, specialmente il minore, sarebbe meglio riuscire a trovare un accordo in merito alla gestione pratica economica e psicologica del bambino/a affinché possa esserci uno sviluppo morale e affettivo positivo.